L’uomo può essere paragonato ad una lampada che arde: la sua luce ed il suo calore si producono solo mediante la combustione dell’olio e, come la fiamma minaccia di spegnersi se la lampada non viene periodicamente rifornita di combustibile, così il corpo umano deve venire costantemente rifornito di nuovi alimenti che sostituiscono la materia bruciata e rendono possibile lo sviluppo di nuove energie. 

Al mondo esistono tanti cibi diversi e tutti questi contengono sei tipi di principi nutritivi o nutrienti. Un alimento è qualsiasi sostanza che possa servire alla nutrizione, cioè che contenga nutrienti. I principi nutritivi o nutrienti sono particolari sostanze chimiche che il nostro corpo deve assumere per eseguire tutte le funzioni vitali. I nutrienti si classificano in sei categorie: 

• ACQUA 

• PROTEINE 

•CARBOIDRATI 

• GRASSI 

• VITAMINE 

• SALI MINERALI

Gli esseri umani dunque si alimentano per quattro motivi o funzioni principali: 

• Ricavare energia – FUNZIONE ENERGETICA – svolta da carboidrati, grassi, proteine 

• Costruire nuovi tessuti – FUNZIONE PLASTICA – svolta da proteine, grassi, minerali 

• Regolare le funzioni vitali – FUNZIONE REGOLATRICE – svolta da proteine, minerali, vitamine, acqua 

• Rinforzare i meccanismi di difesa – FUNZIONE PROTETTIVA – svolta da alcuni tipi di proteine e dalle vitamine. 

Gli esseri umani sono onnivori cioè mangiano sia alimenti di origine animale che vegetale. Durante la digestione gli alimenti vengono triturati e scomposti fino ad essere ridotti in molecole abbastanza piccole da poter essere assorbite dall’organismo. Le molecole così assorbite entreranno nel circolo sanguigno e nutriranno tutte le cellule dell’organismo.

L’apparato digerente è dunque un complesso di organi e di strutture che processa il cibo, estrae i nutrienti da questi, ed elimina i residui. Fa questo in cinque fasi: 

  1. Ingestione, assunzione selettiva del cibo;
  2. Digestione, frammentazione meccanica e chimica del cibo in una forma utilizzabile dall’organismo;
  3. Assorbimento delle molecole nutrienti nel sangue e nella linfa;
  4. Compattazione, assorbendo acqua e consolidando i residui delle sostanze ingerite nella formazione delle feci, e infine
  5. Defecazione, eliminazione delle feci.

Patologie

L’apparato digerente è soggetto ad un’ampia varietà di malattie. Le malattie della motilità comprendono la difficoltà di deglutire (disfagia), la malattia da reflusso gastroefofageo (gerd) e l’ostruzione pilorica.

Le malattie infiammatorie comprendono esofagite, gastrite, appendicite, colite, epatite e cirrosi. I tumori maligni possono capitare in ogni parte dell’apparato digerente: bocca, esofago, colon, retto, fegato, pancreas e ghiandole salivari. Le malattie digestive possono manifestarsi con segni e sintomi diversi: anoressia (perdita dell’appetito), vomito, stitichezza, diarrea, dolore addominale, sanguinamento intestinale

La digestione

La digestione degli alimenti consiste in una serie di processi biochimici e meccanici che trasformano le complesse molecole del cibo in molecole semplici e facilmente assorbibili.

La digestione del cibo inizia nella bocca la quale possiede un muscolo, la lingua, che porta il cibo ai denti i quali lo triturano e inoltre la lingua possiede le papille gustative che permettono di percepire i sapori e riconoscere il gusto. L’appetito stimola le ghiandole salivari che si trovano dietro la faringe e producono la saliva un liquido che rende il cibo più morbido e facile da masticare. La saliva contiene la PTIALINA, un ENZIMA che inizia la SCOMPOSIZIONE CHIMICA DELL’ AMIDO. Il MALTOSIO è un tipo di zucchero perciò la ptialina trasforma l’amido in zucchero. È importante masticare bene per due motivi: 

• la saliva abbondante digerisce meglio gli alimenti che contengono amido; 

• i cibi finemente triturati saranno più facilmente digeribili da parte dello stomaco e dell’intestino.

 Il cibo, alla fine della masticazione, è detto bolo.

L’ESOFAGO è un tubo lungo circa 25 cm e collega la bocca e lo stomaco. I suoi muscoli contraendosi spingono il bolo nello stomaco. Il bolo è un malloppo di cibo che si forma con la masticazione e la lingua lo spinge verso il fondo della bocca chiamatasi faringe che comunica con l’esofago e con i polmoni. Per evitare che il cibo finisca nei polmoni c’è una piccola valvola, l’EPIGLOTTIDE. Il cibo, una volta entrato nello stomaco, non può più uscire grazie al CARDIAS, una valvola a forma di anello che permette di fare entrare ma non uscire il cibo. Nello stomaco inizia la scomposizione chimica delle proteine per opera della PEPSINA. L’acido cloridrico scioglie il cibo e uccide i microrganismi dannosi per il nostro corpo. Il MUCO ha una funzione protettiva per lo stomaco perché lo protegge dai succhi gastrici formati da acqua, muco, acido cloridrico e un enzima, la pepsina. Il cibo sciolto e il succo gastrico formano il chimo. Lo stomaco sbocca nell’intestino grazie ad una valvola chiamata PILORO.

Nell’intestino tenue si completa la scomposizione chimica degli alimenti e avviene l’assorbimento di quasi tutte le sostanze nutritive. IL FEGATO è la ghiandola più grossa del nostro corpo e produce la bile che viene immagazzinata nella cistifellea. La bile sminuzza i grassi in goccioline microscopiche in questo modo si rende più facile il lavoro degli enzimi che demoliscono i grassi. Il PANCREAS è la ghiandola posta sotto al fegato ed è importante per la digestione perché produce il succo pancreatico che è un liquido che contiene numerosi enzimi che scompongono i carboidrati, i grassi, le proteine e il DNA. Il succo pancreatico arriva all’intestino attraverso un piccolo canale chiamato dotto PANCREATICO. Nella parte finale, il dotto biliare e il dotto pancreatico si uniscono ed entrano nell’intestino tenue da un unico foro. I più importanti enzimi prodotti dal pancreas sono: 

• La TRIPSINA, che scompone le PROTEINE nei singoli amminoacidi, proseguendo l’opera iniziata dalla pepsina; 

• La LIPASI che scompone i GRASSI in glicerolo e acidi grassi con l’aiuto della bile 

• L’ AMILASI e la MALTASI trasformano gli AMIDI ed il MALTOSIO in zuccheri semplici Il chimo proveniente dallo stomaco, dopo essere stato digerito, si trasforma in una sostanza chiamata CHILO.

Terminata la fase della digestione inizia l’assorbimento cioè le molecole semplici che costituiscono il chilo devono entrare nell’organismo. L’interno dell’intestino tenue non è liscio ma è pieno di pieghe epiteliali che, a loro volta, sono piene di VILLI INTESTINALI che servono ad assorbire le sostanze nutritive che verranno trasportate dal circolo sanguigno/linfatico a tutto il corpo. I villi intestinali sono fatti in modo da aumentare la superficie di assorbimento e sono ricchi di vasi sanguigni.

L’intestino tenue non riesce ad assorbire tutto ad esempio le fibre sono indigeribili quindi c’è l’intestino crasso che è diviso in tre parti: il CIECO, il COLON ed il RETTO All’interno del colon ci sono tanti batteri che vengono chiamati FLORA INTESTINALE. La flora intestinale elabora le sostanze nutrienti non assorbite e produce le vitamine B1, B2 e K. La parete intestinale assorbe anche i SALI MINERALI, LE VITAMINE E L’ACQUA. Il materiale decomposto dalla flora intestinale viene sospinto verso l’ultima parte dell’intestino, il retto, e fuoriesce dal corpo attraverso l’ano.

Come le cellule traggono energia dalle sostanze digerite

L’alimentazione soddisfa tre necessità dell’organismo Tutti gli esseri viventi devono ottenere dal cibo: 

  1. Il carburante che fornisca energia per svolgere le attività dell’organismo; 
  2.  Le molecole organiche di base per costruire le proprie molecole complesse; 
  3. Le sostanze nutritive essenziali che devono essere acquisite. 

Le molecole organiche che costituiscono gli alimenti (proteine, grassi e zuccheri) contengono energia chimica, intrappolata nei legami che tengono uniti gli atomi. Come è possibile estrarre questa energia chimica e utilizzarla per effettuare lavoro? Questa energia può essere estratta rompendo i legami tra gli atomi e convertendo le molecole organiche come il glucosio in molecole più piccole. La reazione che libera la maggior quantità di energia dalle molecole organiche è una particolare combustione lenta, che avviene all’interno della cellula e che a partire dal glucosio porta alla formazione di due molecole semplici e a basso contenuto energetico: l’anidride carbonica (CO2) e l’acqua (H2O). La principale sorgente di energia utilizzata dalle cellule è il glucosio. Il processo di combustione del glucosio. che nelle cellule libera energia utile per le loro attività, è detta respirazione cellulare. Nel nostro corpo il glucosio, ottenuto dal cibo con la digestione, attraversa la parete intestinale e passa nel sangue, che lo distribuisce a tutte le cellule. Qui viene utilizzato per la respirazione cellulare. 

Le componenti dell’apparato digerente

L’apparato gastrointestinale ha due componenti anatomiche, il canale alimentare e gli organi accessori. Il canale alimentare è un tubo muscolo membranoso esteso dalla bocca all’ano. È anche conosciuto come tubo digerente. Esso comprende la bocca, la faringe, l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e il crasso. Parte di questo, lo stomaco e l’intestino costituiscono il tubo gastrointestinale. Gli organi accessori sono i denti, la lingua, le ghiandole salivari, il fegato, la cistifellea e il pancreas. Il tubo digerente comunica con l’esterno a livello delle due estremità. 

La bocca

La bocca è anche nota come cavità orale o buccale. Le sue funzioni comprendono l’ingestione (assunzione di cibo), il gusto e le risposte sensoriali al cibo, la masticazione, la digestione chimica (l’amido viene in parte digerito nella bocca), la parola, la deglutizione e la respirazione. La bocca è delimitata dalle guance, dalle labbra, dal palato e dalla lingua. La sua apertura anteriore tra le labbra e la sua apertura posteriore in gola è rappresentata dalle fauci.

Il palato e l’ugola

Il palato, che separa la cavità orale dalle cavità nasali, permette di respirare mentre si mastica il cibo. La sua porzione anteriore, il palato duro (osseo), è supportata dai processi palatini delle ossa mascellari e dalle più piccole ossa palatine. Esso presenta creste trasversali, chiamate pliche palatine che aiutano la lingua nella de tensione e nel mescolamento del cibo. Posteriore a questo c’è il palato molle, che ha una consistenza più spugnosa ed è composto principalmente dal muscolo scheletrico e dal tessuto ghiandolare, ma da nessun osso. Esso presenta una proiezione conica mediale, ugola visibile nella parte posteriore della bocca. L’ugola aiuta a mantenere gli alimenti in bocca fino a quando si è pronti ad inghiottire. Nella parte posteriore della bocca, due archi muscolari da ogni lato iniziano nel tetto, vicino all’ugola, e scendono fino al pavimento. Quello anteriore è l’arco palatoglosso e quello posteriore è l’arco palatofaringeo. Quest’ultimo arco segna l’inizio della faringe. Le tonsille palatine sono situate nella parete tra gli archi.

I denti

I denti servono a masticare il cibo, dividendoli in pezzi più piccoli, questo non solo rende il cibo più facile da digerire, ma espone anche una superficie maggiore all’azione degli enzimi digestivi e velocizza così la digestione chimica. Gli adulti hanno 16 denti nella mandibola e 16 nel mascellare superiore, dalla linea mediana verso la parte posteriore di ogni mascella ci sono due incisivi, un canino, due premolari e fino a 3 molari. Gli incisivi sono i denti di taglio come uno scalpello e sono utilizzati per mordere un pezzo di cibo. I canini sono i più appuntiti e atti alla perforazione e allo strappare. Essi servono come armi in molti mammiferi, ma le loro dimensioni si sono ridotte durante l’evoluzione umana fino a che sporgono appena oltre i denti. I premolari e i molari hanno superfici relativamente ampie adattate alla frammentazione e alla macinazione.

Le ghiandole salivari  

La saliva inumidisce la bocca e digerisce un poco l’amido e il grasso, deterge i denti, inibisce la crescita batterica, scioglie le molecole in modo tale che possano stimolare le papille gustative, inumidisce il cibo e lega insieme le particelle di cibo per favorire la deglutizione.

Le ghiandole salivari sono divise in due tipi, intrinseche ed estrinseche. Le ghiandole salivari intrinseche sono un numero imprecisato di piccole ghiandole disperse tra gli altri tessuti orali. Esse comprendono le ghiandole linguali nella lingua, le ghiandole labiali, nelle parte interna delle labbra, e le ghiandole buccali nella parte interna delle guance. Esse secernono saliva ad una velocità abbastanza costante sia che si sta mangiando o meno, ma in quantità relativamente piccole. Questa saliva mantiene umida la bocca ed inibisce la crescita dei batteri.

Le ghiandole salivari estrinseche sono tre coppie di organi più grandi e con una struttura compatta, situati al di fuori della mucosa orale. Essi comunicano con la cavità orale per mezzo di dotti.

  1. La ghiandola parotide si trova appena sotto la pelle, anteriormente al lobo dell’orecchio e il suo dotto si apre al livello del secondo dente molare superiore.
  2. La ghiandola sottomandibolare è situata metà del corpo della mandibola. Il suo dotto si svuota nella bocca in una papilla sul lato del frenulo linguale, vicino agli incisivi centrali inferiori. La ghiandola sottolinguale è situata nel pavimento della bocca. Ha più dotti che sboccano nella bocca posteriormente alla papilla del dotto sottomandibolare.

La faringe

La faringe è imbuto muscolare che collega la cavità orale all’esofago e la cavità nasale alla laringe, così essa costituisce un punto in cui la via digerente e la via respiratoria si intersecano. È formata da tre regioni rinofaringe, orofaringe e ipofaringe (o laringofaringe).

La prima è esclusivamente respiratoria, le ultime due sono respiratorie e digerenti. La faringe presenta uno strato profondo di muscolatura scheletrica orientata longitudinalmente e uno strato circolare superficiale, il muscolo circolare è diviso in costrittore faringeo superiore, medio e inferiore, che costringono il cibo verso il basso durante la deglutizione. Quando il cibo non viene ingerito, il muscolo inferiore rimane costretto per escludere l’aria dall’esofago

L’esofago

L’esofago è un tubo muscolare dritto, lungo da 25 a 30 cm, posteriore alla trachea. La sua apertura superiore si trova tra la vertebra C6 e la cartilagine cricoide della laringe. Dopo aver attraversato il mediastino, verso il basso l’esofago penetra il diaframma a livello di un’apertura chiamata iato esofageo, continua per altri 3 o 4 cm e si unisce allo stomaco a livello della vertebra 17. La sua apertura nello stomaco si chiama cardias (chiamato così per la sua vicinanza al cuore). Il cibo si arresta breve mente a questo livello prima di entrare nello stomaco a causa di una costrizione chiamata sfintere esofageo inferiore(LES). Il LES impedisce al contenuto dello stomaco di rigurgitare nell’esofago, proteggendo cosi la mucosa esofagea dall’effetto erosivo dell’acido gastrico

Lo stomaco

Lo stomaco è una sacca muscolare, localizzata nella cavità addominale superiore sinistra immediatamente sotto al diaframma. Funziona soprattutto come organo di accumulo del cibo, con un volume interno di 50 ml circa, quando è vuoto, e di1,0-1,5 L dopo un pasto normale. Quando è estremamente pieno, può con- tenere fino a 4 L ed estendersi quasi fino alla pelvi. Lo stomaco rompe meccanicamente le particelle di cibo, rende liquido il cibo e Comincia la digestione chimica delle proteine e dei grassi Questo produce una miscuglio boloso o pastoso di cibo semidigerito chiamato chimo, La maggior parte della digestione si ha dopo che il chimo passa nell’intestino tenue. Lo stomaco produce anche secrezioni che sono importanti per l’assorbimento di vitamine, per il controllo dell’appetito e per ii coordinamento delle diverse parti del tubo digerente l’una con l’altra. Lo stomaco è a forma di J e verticale nelle persone alte quasi orizzontale nelle persone basse. La piccola curvatura dello stomaco si estende per un breve tratto (circa 10 cm) dall’esofago al duodeno; la grande curvatura si estende per una distanza più lunga (circa 40 cm) dall’esofago al duodeno. Lo stomaco è diviso in quattro regioni: (1) La regione cardiale cardias: è una piccola area che termina a circa 3 cm dall’orifizio cardiale. (2) La regione del fondo (fundus), è la parte a forma di cupola superiore all’inserzione dell’esofago. (3) Il corpo (corpus). Costituisce la maggior parte dello stomaco e si trova distalmente al cardias. 4) La regione pilorica è suddivisa in un antro e un canale pilorico stretto. Quest’ultimo termina a livello del piloro, uno stretto passaggio verso il duodeno. Il piloro è circondato da uno spesso anello di muscolatura liscia, lo sfintere pilorico (gastroduodenale), che regola il passaggio del chimo nel duodeno. 

L’intestino tenue

Lo stomaco immette circa 3 ml di chimo per volta nell’intestino tenue, dove avviene quasi tutta la digestione chimica e quasi tutto l’assorbimento dei nutrienti. L’ intestino tenue è una massa arrotolata che riempie la maggior pare della cavità addominale (inferiormente allo stomaco e al fegato Ë diviso in tre regioni: il duodeno, il digiuno e l’ileo. Il duodeno costituisce i primi 25 cm dell’intestino tenue. Inizia a livello della valvola pilorica, abbraccia la testa del pancreas e termia a sinistra, in una curva a gomito chiamata flessura duodenodigiunale. Internamente il duodeno presenta delle sporgenze da trasversali a spirali, alte fino a 10 mm, chiamate pliche circolari. Esse fanno fluire il chimo lungo un percorso spirale sulla mucosa, rallentando la sua progressione, causando il contatto con la mucosa e favorendo il mescolamento completo, la digestione e l’assorbimento dei nutrienti. Vicina alla testa del pancreas, la parete del duodeno ha una piega prominente chiamata papilla duodenale maggiore, dove i dotti biliare e pancreatico si aprono nell’intestino. Nella maggior parte delle persone, poco lontana da questa, c’è una papilla duodenale minore, più piccola, che riceve un dotto pancreatico accessorio. Il duodeno riceve e mescola il contenuto dello stomaco, il succo pancreatico e la bile. L’acidità gastrica è qui neutralizzata dai bicarbonati del succo pancreatico, i grassi sono spezzati (emulsionati) dalla bile, la pepsina è inattivata dall’aumento del pH e gli enzimi pancreatici subentrano nel lavoro della digestione chimica. IL digiuno, per definizione, costituisce il primo 40% circa dell’intestino tenue dopo il duodeno, e ha una lunghezza approssimativamente nel vivente di 1,0-1,7 m. Il suo nome si riferisce al fatto che i primi anatomisti in genere, lo descrivevano vuoto. Il digiuno inizia nel quadrante superiore sinistro dell’addome, ma si trova soprattutto nella regione ombelicale. Esso presenta, alte e ravvicinate pieghe circolari. La sua parete è relativamente spessa e muscolosa, e ha un apporto di sangue particolarmente ricco, che gli conferisce un colore abbastanza rosso. La maggior parte della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti avvengono qui. L’ileo costituisce il restante 60% dell’intestino tenue postduodenale (circa 1,6-2,7 m). Occupa principalmente la regione ipogastrica e parte della cavità pelvica Rispetto al digiuno, la sua parete è più sottile, meno muscolosa, meno vascolarizzata, ed ha un colore rosa pallido. Le sue pieghe circolari sono più piccole e più rade, e mancano nell’estremità distale. Sul lato opposto all’inserzione mesenterica, l’ileo presenta prominenti noduli linfatici raggruppati, chiamati placche di Peyer che sono facilmente visibili ad occhio nudo e diventano progressivamente più grandi avvicinandosi all’intestino crasso. L’intestino tenue finisce a livello della giunzione ileocecale, dove l’ileo si unisce al cieco dell’intestino crasso. La muscolare dell’ileo è addensata a questo punto a formare uno sfintere, la valvola ileocecale che sporge nel cieco e regola il passaggio di residui di cibo nell’intestino crasso. Sia il digiuno che l’ileo sono intraperitoneali e quindi ricoperti da una sierosa, che e in continuità con il complesso e ripiegato mesentere che sospende l’intestino tenue alla parete addominale posteriore.

Intestino Crasso

Il colon è lungo circa 1,5 m ed ha un di diametro di 6,5 centimetri. Il suo nome deriva dal suo diametro relativamente grande, non dalla sua lunghezza. È formato da quattro regioni: il cieco, il colon, il retto ed il canale anale. Il cieco è una sacca nel quadrante addominale inferiore destro, posta sotto la valyola ileocecale. Attaccata alla sua estremità inferiore c’è l’appendice vermiforme, un tubo cieco lungo da 2 a 7 cm. La mucosa dell’appendice è densamente popolata di linfociti ed è una fonte importante di cellule immunitarie. Il colon è la parte dell’intestino crasso posta tra la giunzione ileocecale e il retto (non includendo il cieco, il retto o il canale anale). Esso si divide in: ascendente, trasverso, discendente e sigma. La cavità pelvica è più stretta della cavità addominale, cosi a livello dell’apertura pelvica, il colon si dirige medialmente e verso il basso, assumendo la forma di una S chiamata colon sigmoideo. Il retto e lungo circa 15 cm ed è la continuazione dell’intestino nella cavità pelvica. Nonostante il suo nome, non è perfettamente dritto, ha tre lievi curve laterali ed una curva anteroposteriore. La mucosa rettale è più liscia di quella del colon. All’interno ha tre pieghe trasversali rettali (valvole rettali) che lo rendono capace di trattenere le feci lasciando passare i gas. L’intestino crasso contiene circa da 7 a 10 L di gas, ne espelle circa 500 mL per giorno attraverso l’ano come flatulenze e riassorbe il resto attraverso la parete del colon. Gli ultimi 3 cm dell’intestino crasso costituiscono il canale anale, che passa attraverso il muscolo elevatore dell’ano del pavimento pelvico e termina con l’ano. La mucosa forma creste longitudinali chiamate colonne anali le depressioni contenute tra esse sono chiamate seni anali. Quando le feci passano attraverso il canale, esercitano una pressione sui seni e li inducono a produrre ulteriore muco e a lubrificare il canale anale durante la defecazione. La muscolare esterna del colon è organizzata in maniera insolita. Sebbene circondi completamente il colon come accade per I ‘intestino tenue, le sue fibre longitudinali sono particolarmente concentrate in tre zone ispessite simili ad un nastro. Ogni nastro è chiamato tenia del colon. Il tono muscolare delle tenie del colon Contrae il colon e permette alla sua parete di gonfiarsi, formando delle sacche chiamate austre. Nel retto e nel canale anale, tuttavia, il muscolo longitudinale forma una lamina continua è le austre sono assenti. Normalmente l’ano è tenuto chiuso da due anelli muscolari: uno sfintere anale interno, formato da fibre muscolari lisce della tonaca muscolare esterna ed uno sfintere anale esterno, formato da muscolo scheletrico del diaframma pelvico. Lo sfintere anale interno è sotto il controllo involontario e si rilassa automaticamente quando il retto è disteso dalle feci. Lo sfintere anale esterno e sotto il controllo volontario e rende possibile rimandare la defecazione a quando è opportuno. 

Il fegato

Il fegato è una ghiandola bruno-rossastra che si trova immediatamente sotto al diaframma, È la più grande ghiandola del corpo, pesa circa 1,5 kg. Il fegato ha numerose funzioni. Dalla loro varietà ed importanza non è difficile capire perché malattie come la cirrosi, l’epatite ed il tumore maligno del fegato sono così gravi e qualche volta letali. Solo una di queste funzioni contribuisce alla digestione: la secrezione della bile. La bile è un liquido verde che contiene minerali, colesterolo, grassi neutri, fosfolipidi, pigmenti ed acidi biliari. Il pigmento principale è la bilirubina, che deriva dalla decomposizione dell’emoglobina. Gli acidi biliari (sali biliari) sono steroidi sintetizzati dal colesterolo. Gli acidi biliari e la lecitina, un fostolipide, emulsionano il grasso: rompono i globuli del grasso alimentare in goccioline più piccole con un’area superficiale maggiore esposta all’azione enzimatica. L’emulsificazione aumenta molto l’efficienza della digestione del grasso. Superficialmente il fegato è suddiviso nei lobi destro, sinistro, quadrato e caudato. Nella faccia inferiore si osservano il lobo quadrato anteriore accanto alla colecisti e il lobo caudato posteriormente ad esso. Tra questi lobi è presente un’apertura irregolare, la porta epatica, che è un punto di entrata per la vena porta e per l’arteria epatica e un punto di uscita per le vie biliari. Tutti questi vasi sanguigni e dotti biliari sono contenuti nel piccolo omento. La cistifellea aderisce ad una depressione sulla superficie inferiore del fegato, tra il lobo destro e il lobo quadrato. La faccia posteriore del fegato ha un solco profondo occupato dalla vena cava inferiore. (Dal punto di vista funzionale, il fegato viene suddiviso in otto segmenti, indipendenti dal punto di vista vascolare e biliare)

Cistifellea e vie biliari 

Dato che l’unico ruolo digestivo del fegato è la secrezione della bile, seguiremo il flusso della bile attraverso gli organi associati con il fegato. Il più cospicuo di questi è la cistifellea, un sacco a forma di pera sulla superficie inferiore del fegato che serve per accumulare e concentrare la bile. È lunga circa 10 cm ed è rivestita internamente da una mucosa con molte pieghe. La sua testa (fondo) di solito si proietta un poco oltre il margine inferiore del fegato. Il suo collo porta nel dotto cistico, attraverso il quale la bile entra ed esce dalla cistifellea. Quando i due dotti epatici lasciano la porta hepatis, convergono quasi subito per formare il dotto epatico comune: Questo dotto dopo poco si unisce al dotto cistico e diventa il coledoco, che scende attraverso il piccolo omento fino al duodeno. Il coledoco ed il dotto pancreatico principale si avvicinano entrambi alla papilla duodenale maggiore. Di solito, poco prima di svuotarsi nel duodeno, i due dotti si uniscono e formano una cavità allargata chiamata ampolla epatopancreatica, Uno sfintere epatopancreatico (di Oddi’) muscolare regola il rilascio della bile e del succo pancreatico dall’ampolla al duodeno. 

Pancreas 

La maggior parte della digestione è eseguita dagli enzimi pancreatici. Il pancreas è una ghiandola digestiva spugnosa, posteriore alla grande curvatura dello stomaco. È lungo circa 15 cm e diviso in una testa globosa, circondata sulla destra dal duodeno; una parte media chiamata corpo ed a sinistra una coda spuntata e rastremata, vicina alla milza. Ha una capsula sottile di tessuto connettivo ed una superficie nodosa. È retroperitoneale; la sua superficie anteriore è coperta dal peritoneo parietale, mentre la superficie posteriore è a contatto con l’aorta, il rene sinistro, la surrenale sinistra ed altri visceri della parete posteriore del corpo. Il pancreas è una ghiandola endocrina ed esocrina. La sua parte endocrina è formata dalle isole pancreatiche, che secernono gli ormoni insulina e glucagone. Il 99% del pancreas è formato da tessuto esocrino, che secerne enzimi e bicarbonato di sodio. Il pancreas esocrino è una ghiandola composta tubuloacinosa vale a dire che ha un sistema di dotti ramificati con le ramificazioni più sottili che finiscono in sacchi di cellule secretorie, gli acini. Le cellule degli acini presentano un’alta densità di granuli di zimogeno, che sono vescicole riempite con secrezione. I dotti più piccoli convergono in un dotto pancreatico principale, che decorre longitudinalmente al centro della ghiandola e si unisce al dotto biliare a livello dell’ampolla epatopancreatica. Di solito c’è un piccolo doto pancreatico accessorio, che si dirama dal dotto pancreatico principale e si apre indipendentemente nel duodeno, nella papilla duodenale minore, vicina alla papilla maggiore. Il dotto accessorio bypassa lo sfintere epatopancreatico e permette al succo pancreatico di arrivare al duodeno anche quando la bile non lo può fare. I pancreas secerne ogni giorno da 1.200 a 1.500 mL di succo pancreatico. Questo liquido è una miscela alcalina di acqua, bicarbonato di sodio, altri elettroliti, enzimi e zimogeni. Gli zimogeni sono precursori inattivi di enzimi che sono attivati